Falcone si onora prima nelle aule del Parlamento, poi con le lenzuola alle finestre

Ricorre oggi il ventitreèsimo anniversario della strage di Capaci. Da quel maledetto giorno è finalmente cambiato l’approccio nella lotta alle mafie, anche se troppe poi sono state le battute d’arresto. La memoria di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre uomini della scorta, trucidati dai macellai corleonesi nella lotta da loro lanciata allo Stato, va onorata. Ma con i fatti e non con le parole. Bene le lenzuola bianche alle finestre e le tante iniziative che anche quest’anno esponenti di primo piano della politica nazionale e non solo hanno preso. Poi però occorrono appunto i fatti e occorre farli a Palazzo Chigi e in Parlamento, quando vengono presi provvedimenti che possono fermare i clan o aprire loro praterie. Non posso dunque oggi non esprimere il mio profondo rammarico per quanto è accaduto con il Decreto Imprese. Dopo un lunghissimo lavoro in Commissione riunita finanze e attività produttive abbiamo consegnato al relatore e arriverà in aula un testo che, ribadisco, è indubbiamente di gran lunga migliore dell’originale, più rispondente alle esigenze del mondo produttivo. Sul contrasto alle organizzazioni mafiose, come ho avuto modo di dire proprio in Commissione, però abbiamo fallito. In audizione il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho e i procuratori di Milano e Napoli, Francesco Greco e Giovanni Melillo, ci avevano indicato come garantire celerità nell’erogazione dei prestiti garantiti alle imprese e allo stesso tempo impedire che su quel denaro mettessero le mani i clan. Un argine simile non era stato previsto nel decreto varato dal Governo. Avevo così presentato un emendamento per far inserire nell’autodichiarazione che gli imprenditori presentano alle banche dei dati utili a stabilire la precisa destinazione di quelle somme e, girandoli alla Direzione nazionale antimafia, a far eventualmente prendere i provvedimenti necessari alle Prefetture, assicurando la tracciabilità del denaro erogato. Ma è stato bocciato. Il Governo di nuovo non ha previsto nel parere riformulato alcuno strumento davvero utile a contrastare le mafie ed è stata solo garantita la manleva alle banche, con l’avallo delle forze di maggioranza. Siamo tornati alla lotta alle mafie fatta solo a parole e per me non è accettabile. Lo è ancor di più in un periodo in cui quanto accaduto nelle carceri è stato oggettivamente grave e per fermare le scarcerazioni facili dei boss, dopo essersi visto costretto a intervenire sul Dap, il Ministero della giustizia ha dovuto approntare in tutta fretta un decreto ad hoc. Spero che sia stata persa solo una battaglia e lotterò affinché non si perda la guerra. Contro la criminalità organizzata ogni disattenzione è colpevole e senza i fatti non si rendere onore a Falcone e agli altri martiri.