“Querele preventive” ai giornalisti, ecco la mia interrogazione

Nella provincia di Latina sono diversi i casi di “querele preventive” sporte verso i giornalisti. Per fare luce su quanto accaduto in questi anni ho presentato una interrogazione parlamentare in forma scritta. Credo infatti che la libertà di informazione sia uno dei principi costituzionali inderogabili e la sua tutela, oltre a garantire lo svolgimento in piena indipendenza dell’attività di professionisti, pubblicisti e dei sempre più numerosi blogger, preservi la democrazia stessa ed impedisca che venga piegata ad uso di lobby di potere.
Il testo recita così: “Premesso che: il clima da «querela preventiva» a cui sono sottoposti diversi giornalisti della provincia di Latina è stato segnalato attraverso l’interrogazione a risposta scritta n. 4-00465 (seduta di annuncio n. 15 del 14 giugno 2018, Camera dei deputati, XVIII legislatura);
nella stessa interrogazione si elencano diversi fronti giudiziari aperti nel comune di Sperlonga e nella successiva interrogazione n. 4-02679 (seduta di annuncio n. 157 del 5 aprile 2019) si specifica come in realtà si paventino avvisaglie di infiltrazioni malavitose all’interno del cosiddetto «piano integrato di Sperlonga» fin dal 2010;
tali timori sono declinati in successivi articoli di stampa e sostanziati da una informativa dei carabinieri del comando provinciale di Latina diretta alla direzione distrettuale antimafia di Roma del 2016;
a seguito della richiesta del pubblico ministero di acquisire il documento nel processo «piano integrato» e della relativa notizia divulgata da organi di informazione locali e nazionali, la giunta comunale di Sperlonga in data 9 maggio 2019 ha deciso di dare mandato a un avvocato del foro di Roma di procedere nei confronti dei giornalisti attraverso «le più opportune azioni legali a propria tutela», arrecando gli articoli, a proprio giudizio, «grave lesione del diritto d’immagine»;
tra i destinatari indicati vi è anche l’associazione antimafia Antonino Caponnetto;
dalla prima versione della delibera pubblicata sull’albo pretorio comunale on line si evince che trattasi dello stesso legale che ha assunto il patrocinio, nel summenzionato procedimento penale, del sindaco Armando Cusani;
nel documento il primo cittadino è indicato quale presidente della seduta;
in una seconda versione, pubblicata in sostituzione e senza particolari formalità con identico numero, il sindaco risulta invece assente e ad assumere la direzione è il vice sindaco Francescantonio Faiola;
contraddittoriamente sul quotidiano Il Messaggero si evidenzia come proprio il comune nell’ultimo piano anticorruzione delinei un quadro territoriale soggetto a infiltrazioni camorristiche;
da altri articoli risulta che l’ente provincia di Latina e il suo presidente Armando Cusani abbiano sporto nei confronti dei giornalisti 16 querele, coronate dall’esclusione di un cronista da una conferenza stampa, nonostante le proteste dei colleghi. In relazione alle spese legali per tali querele
l’associazione Stampa Romana ha presentato un esposto alla Corte dei Conti;
altre 10 querele per diffamazione sono state inoltrate dal comune di Sperlonga nel 2015 nei confronti di due giornalisti del quotidiano Latina editoriale Oggi «rei» di essersi interessati alla
vicenda del «Piano integrato»;
precedentemente già nel 2013 secondo quanto riportato da articoli del Corriere della Sera e La Repubblica la giunta aveva nominato un «delegato all’immagine» con funzioni di «querelatore»;
l’opposizione consiliare ha denunciato nel 2018 spese per 350.000 euro tra «avvocati e consulenze di vario genere, senza contare le condanne e le spese che derivano dai contenziosi» –:
se il Governo non ritenga di attivare tutti gli strumenti di competenza compresa l’attivazione dei servizi ispettivi di finanza pubblica, per verificare se le sostanziose cifre stanziate per spese legali da un comune di poco più di tremila abitanti e definite in sede di approvazione del rendiconto 2016 «un buco nero», siano in linea con la corretta amministrazione finanziaria, anche in considerazione dell’oggetto delle azioni giudiziarie intentate e della resistenza nei vari gradi di giudizio;
se, considerando le inchieste elencate nelle interrogazioni di cui in premessa e la sproporzione nella possibilità di rappresentare le proprie ragioni da parte dei privati, il Governo non ritenga di adottare iniziative normative per tutelare i più elementari diritti di espressione, intesi sia come diritti costituzionali di cronaca e di critica tipici della funzione del giornalista, sia di mera opinione del cittadino comune, ripristinando il normale gioco democratico.”