Legge di Bilancio 2022, il governo dei migliori diminuisce le tasse ai ricchi

Avevamo sperato fino all’ultimo che il governo Draghi redistribuisse gli oltre 7 miliardi di euro a disposizione per il taglio dell’irpef tendendo la mano a chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. Invece ancora una volta, ciò non solo non è avvenuto, ma abbiamo invece assistito ad un consociativismo vecchissima maniera, con i partiti di governo e di finta opposizione che si sono dati convegno per approvare la manovra di bilancio senza neppure conoscerla.

Non c’è stato il tempo. Le carte sono pervenute alla commissione Bilancio della Camera dei deputati durante le vacanze di Natale, senza che il Ministro Franco sentisse minimamente il bisogno di presentarsi per dare spiegazioni, violando di fatto quanto disposto dal regolamento.

Il “governo dei migliori” aveva a disposizione 3 mesi, non aveva quei vincoli stringenti con Bruxelles che avevano dovuto affrontare i governi precedenti, eppure la manovra di capodanno è stata licenziata dall’assemblea solo il 30 dicembre, sfiorando pericolosamente l’esercizio provvisorio che sarebbe stata una sciagura per il paese.
Mentre noi abbiamo evitato responsabilmente di fare ostruzionismo, loro pensavano solo a fare marchette ai loro elettori, come ad esempio per la ristrutturazione della Chiesa San Pietro in Colle a Caldiero (VR) €350.000, per l’ottantesimo anniversario DC – Fondazione De Gasperi €200.000 , oppure per il Centenario morte Puccini 2024 che costerà €1,5 milioni e potremmo continuare.

Si sono vantati di aver aiutato gli italiani contro l’aumento dell’energia elettrica e del gas attraverso uno stanziamento di 3,8 miliardi. Nel frattempo mentre la politica energetica è completamente fallita ed il ministro Cingolani abbandona la nave, l’Arera tira le somme ed approva, per una famiglia media, un aumento del 55% per l’energia elettrica e del 41,8% per il gas, al netto dei contributi statali (cosiddetto bonus sociale) di cui beneficeranno solo i nuclei familiari con Isee inferiore agli 8.500 euro (20.000 se con tre figli)

Hanno usato la legge di bilancio in maniera anomala per fare una mini riforma fiscale. Si sono vantati di aver eliminato l’Irap, che comunque andrà ripartito in altro modo, ed hanno ridotto da cinque a quattro gli scaglioni su cui si applica l’irpef. Per riequilibrare la riforma hanno poi modificato il sistema di detrazioni attuale.

Risultato? I veri privilegiati risultano gli appartenenti alla classe medio-alta con un reddito tra i 3.500 ed i 4.000 euro mensili sui quali verranno ripartiti in media 765 euro a testa, Ai contribuenti in questo intervallo di reddito, che rappresentano il 3,3 per cento del totale della platea, affluisce il 14,1 dei 7.294 milioni di euro previsti complessivamente per la riforma dell’Irpef.

A disposizione delle prime due classi di reddito, che rappresentano il 36,9% dei contribuenti, ci sono invece solo 500 milioni, ovvero il 6,7 per cento delle risorse complessive (circa 500 milioni).

Da questi numeri si comprende la forte iniquità della manovra, ed anche considerando le economie che si realizzano all’interno di uno stesso nucleo familiare, come ha provato a fare l’Ufficio parlamentare di bilancio, le cose migliorano di poco. Una cosa è certa: gli incapienti non beneficiano di alcuna somma.

Al contrario, è invece cosa certa, lo sfondamento del tetto degli stipendi per la pubblica amministrazione. Finora era stato fissato in 240.000 euro, ma grazie al maxiemendamento del governo, i vertici dei ministeri, delle magistrature e delle autorità indipendenti, insieme ad una parte dei dirigenti di prima fascia, avranno un aumento, che grossomodo si attesterà sui 249.000 euro l’anno. Mentre ad esempio ci sono tanti contratti nazionali di lavoratori fragili che sono bloccati da anni, lo stipendio di questi dipendenti della pubblica amministrazione è tornato “mobile”. Paradossalmente il salario minimo garantito, e la paga oraria minima, rimangono una chimera, mentre invece in questo caso, una notte insonne ed un comma di legge sono stati sufficienti a gettare nel dimenticatoio il limite che era stato faticosamente fissato nel 2013. Quando si tratta di favorire coloro che fanno la voce grossa, questo governo è sempre pronto!