Orgoglioso del lavoro svolto in Commissione Finanze, spiace per i “pigiabottoni”

Da poche ore non sono più Presidente della Commissione Finanze. Ho guidato la Commissione in un momento difficilissimo, nelle lunghissime settimane del lockdown quando per primo ho dovuto anche battagliare affinché venissero ripresi i lavori parlamentari, e ho agito non come uomo di partito (che non ho) ma come responsabile istituzionale.
Non è stato facile ma lascio la Presidenza con un pizzico di orgoglio, convinto di aver sempre lavorato per il bene comune, guardando ai reali interessi del Paese e rispettando il ruolo di tutti, della maggioranza e dell’opposizione, affinché la Commissione diventasse strumento concreto per migliorare i vari provvedimenti e raccogliere le istanze provenienti dalle diverse categorie produttive italiane. Lo abbiamo fatto con il Decreto Liquidità ascoltando tutti e modificando notevolmente il testo di partenza.
Quella di stanotte è stata una bella battaglia. Che mi ha insegnato molto e che mi ha confermato che quando semini bene raccogli bene. Le modalità con le quali il nuovo Presidente Marattin è stato eletto, e al quale vanno i miei più sinceri complimenti e auguri per il futuro lavoro, vanno però raccontate.
Il Movimento 5 stelle e i suoi dirigenti hanno prima minacciato e poi sostituito ben 7 deputati, sette eletti dal popolo a poche ore dal voto. La loro colpa? Pensare con la loro testa, non accettare di essere delle comparse, dei pigiabottoni.
Lo trovo estremamente grave. Soprattutto guardando a quelli che erano i principi ispiratori del movimento, a cui io e tanti altri abbiamo creduto. E io seppur sconfitto, come è normale avvenga in democrazia, sono rimasto libero e felice della mia scelta. Comprendo perciò la enorme disillusione dei miei ex-compagni di viaggio.
Avevo ragione quando a molti di loro dicevo che non c’è ormai alcuno spazio di libertà in quel Movimento che continua a dirsi democratico e a riempirsi la bocca delle parole partecipazione e confronto, quando poi invece compie simili operazioni. Gli sconfitti oggi sono tutti quelli che hanno creduto che senza democrazia si potesse cambiare qualcosa.
Il mondo sta cambiando a una velocità pazzesca e la pandemia ha fatto da acceleratore: ci aspetta un periodo di grandi stravolgimenti, di grandi rischi e allo stesso tempo di grandi occasioni. Oggi il mondo e l’Italia in particolare hanno bisogno di concretezza e di progetti. Non mi sembra che il Movimento sia lo strumento giusto, quel ciclo a mio parere è finito.
Ma non è finita la passione dei tanti che, dopo aver combattuto tante battaglie nel Movimento, ora in Parlamento vogliono rendersi utili per l’Italia e in particolare per le future generazioni, senza tradire il mandato ricevuto dagli elettori e lavorando sodo. Non è più tempo di continuare ad essere ex di qualcosa e a discutere di quel che poteva essere e non è stato.
E’ ora di rimboccarsi le maniche, lavorare a progetti nuovi, fatti di quella green economy che può dare vero ossigeno alle nostre imprese, di aiutare i giovani a non dover fuggire dal loro Paese per costruirsi un futuro, a sostenere le partite Iva e le piccole e medie imprese, che nel tempo sono state la locomotiva dell’economia italiana e che più di altri stanno soffrendo per la crisi generata dall’emergenza coronavirus.
Un progetto con i cittadini realmente al centro delle scelte, valido per i tempi eccezionali che attendono la nostra Italia e il mondo che ci circonda. C’è molto da fare. Sono convinto però che io come tanti altri colleghi abbiamo anche tanta voglia di provare a fare tutto quel che è necessario. Non siamo nati e non moriremo burocrati. Forse il mio è un sogno. Di quelli però che sono stati sempre alla base di grandi cambiamenti.
Io ci sono, molti altri anche e spero ci siate anche voi, quelli di cui continuiamo ad essere dei portavoce in Palazzi che sono semplicemente e devono semplicemente essere al servizio della comunità.