Approvata l’istituzione della commissione d’inchiesta sulle banche

E’ stata approvata definitivamente nei giorni scorsi l’istituzione della commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Il via libera è stato dato dalla Camera dei deputati con 412 voti a favore, 3 astenuti ed 1 voto contrario. Si tratta di un provvedimento che abbiamo sviscerato a lungo in Commissione Finanze. Di seguito pubblico per punti il discorso che ho pronunciato in Aula, dal quale emergono diverse incongruenze nel funzionamento della commissione durante la passata (XVII) legislatura ed i correttivi che si sono approntati a fronte.
“Presidente, colleghi
a distanza di una settimana torniamo qui, tra gli stessi banchi per inserire un altro importante tassello del nostro progetto: un’economia sana, supportata da un sistema bancario sano. La nostra concretezza ci conduce a ristabilire regole ed a capire perché non abbiano funzionato.
Nasce una società giusta,
– dove i risparmiatori, all’interno di una stessa classe, siano effettivamente tutelati tutti allo stesso modo;
– dove gli imprenditori hanno la certezza che chi vìola il loro diritto di accesso al credito è perseguito, non solo dal punto di vista penale, ma anche da quello politico, direttamente dallo Stato.
Quello bancario è uno dei settori nevralgici dell’economia del Sistema Paese, non dobbiamo dimenticarlo mai.
Lo era anche all’origine della grande crisi finanziaria.
Nel 2008 il sistema bancario italiano nel suo complesso poteva considerarsi ancora in salute, essendo marginalmente esposto alla crisi del mercato dei sub-prime e dei derivati.
Non è un caso che lo Stato italiano, a differenza di quanto avvenuto in molti altri Paesi europei, non sia stato particolarmente attivo nel sostegno economico al proprio sistema bancario.
Tuttavia con il passare degli anni le condizioni delle nostre banche è andata ad aggravarsi. In particolare sono cominciati ad emergere problemi legati ai cosiddetti crediti deteriorati o NPL (Non Performing Loans), ossia quei crediti difficilmente esigibili.
Si tratta di una massa enorme di crediti che nel tempo sono arrivati a toccare i 320 miliardi di euro e che hanno subìto una importante svalutazione a seguito della normativa europea che ne imponeva la progressiva riduzione. Tuttavia a partire da questo momento le nostre banche hanno visto esplodere anche i buchi patrimoniali nei propri bilanci, determinando le ormai note situazioni di crisi.
Di fronte a quanto accaduto le forze politiche che costituivano la maggioranza nella scorsa legislatura hanno “balbettato”. La tempistica e l’analisi dei controllori e degli strumenti di controllo non sono stati all’altezza degli eventi.
Siamo chiamati ad andare oltre.
La Commissione d’inchiesta parlamentare sul sistema bancario e finanziario istituita quasi al termine della XVII legislatura è partita sotto i peggiori auspici con l’elezione a presidente del senatore Pierferdinando Casini.
Il parlamentare aveva espresso le sue opinioni con largo anticipo il 5 aprile 2017 definendo in spregio alle istituzioni le commissioni d’Inchiesta frutto della “Patologia” del Parlamento e specificatamente in merito alla commissione d’inchiesta sulle banche ha usato le seguenti parole: “impasto di demagogia e pressappochismo che, al di là delle migliori intenzioni, non produrrà nulla di buono per le istituzioni”
Come poteva guidare costui la commissione banche?
Poteva rispondere rispondere ai requisiti di terzietà necessari a dirigere indagini così importanti un socio della Fondazione Carisbo (Cassa di risparmio di Bologna) che a sua volta era azionista di Intesa San Paolo e di CDP reti?
Sappiamo tutti come andarono poi le cose. Tempi lunghissimi per l’insediamento della commissione, indagini ridotte all’osso. Dall’approvazione definitiva della legge di istituzione del 21 giugno 2017 l’elezione avvenne solo a fine settembre.
L’attività poi fu costellata di perle che hanno formato oggetto di ampie contestazioni:
– in ogni audizione mancava la relazione relativa all’audito, il che rendeva difficile preparare delle domande pertinenti all’audizione stessa;
– In occasione delle audizioni di Consob e Banca d’Italia il rappresentante di via Nazionale ha potuto verosimilmente ascoltare in streaming il dg dell’authority di Borsa, secondo cui i problemi di Veneto Banca e Pop Vicenza non furono segnalati, avendo dunque in via di principio l’opportunità di calibrare la propria testimonianza;
– le norme approvate nel regolamento interno della bicamerale d’inchiesta conferivano sostanzialmente al presidente potere di veto sulle domande che i commissari potevano porre agli auditi.
Conseguenze? Una Commissione d’inchiesta che non è stata in grado di venire a capo di niente. Siamo chiamati dunque ad andare oltre il nulla.
Noi abbiamo in mente altro. La proposta di legge già approvata dal Senato della Repubblica prevede un Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, in grado di predisporre il programma ed il calendario dei lavori della Commissione.
È un organo pensato con tutte le garanzie democratiche necessarie, deputato ad esaminare le questioni, sia di merito sia procedurali, che sorgano nel corso dell’attività della Commissione
Quanto al presidente indicheremo il senatore Gianluigi Paragone del MoVimento 5 Stelle, che proprio su questi temi ha mostrato particolare competenza.
L’obiettivo prioritario sarà quello di far luce, nella maniera più esaustiva possibile, sui conflitti d’interesse delle banche.
Verranno sentititi quindi tutti gli attori in campo, a partire da Bankitalia e Consob.
Verificheremo:
– i comportamenti del management; la correttezza del collocamento presso il pubblico dei piccoli risparmiatori dei prodotti finanziari, come le obbligazioni bancarie;
– eventuali pratiche scorrette;
– l’osservanza degli obblighi di diligenza, trasparenza e correttezza con riguardo alla corretta informazione degli investitori;
– l’efficacia delle attività del sistema di vigilanza in relazione alla tutela del risparmio, all’idoneità degli interventi e degli strumenti di controllo disposti;
– l’adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario, nonché sul sistema di vigilanza.
La commissione ha poteri di indagine al pari di un’autorità giudiziaria. Per questo non le può essere opposto il segreto d’ufficio, né il segreto professionale o quello bancario. La commissione può inoltre ottenere copie di atti o documenti relativi a procedimenti o inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria.
La legge che ci accingiamo ad approvare, come ricordavo inizialmente, è una tessera di un mosaico ambizioso.
Proprio in queste ore presso il Mef si sta elaborando la bozza del decreto ministeriale che stabilisce i criteri per risarcire i risparmiatori truffati. È l’ultimo passo per rendere operativa la distribuzione di oltre 1,5 miliardi di euro in tre anni attraverso il finanziamento del Fondo Indennizzo Risparmiatori.
Al voto del Parlamento segue la concretezza dell’Esecutivo del Cambiamento.
Anche l’albero più rigoglioso, quando arriva la secca, senza le cure del giardiniere, muore. Riteniamo che in questi anni il policy maker sia venuto meno al proprio ruolo e più di qualcuno ne abbia approfittato. Continuare a trincerarsi dietro la distinzione e le interferenze tra poteri vuol dire ingannare due volte le vittime di un sistema perverso.
Vuol dire ad esempio avallare le ragioni di chi si è reso complice con il silenzio dei “prestiti baciati”, ovvero i finanziamenti erogati a clienti in cambio di acquisizioni di azioni della stessa banca.
Noi non ci stiamo.
Crediamo invece che l’effetto moltiplicatore del credito, garanzia di traino dell’economia possa spiegare i suoi effetti solo in presenza di un corretto esercizio degli strumenti di vigilanza e dall’individuazione delle cause che hanno determinato la deviazione da quanto prevede la legge ed i regolamenti.
Per questo chiederemo la collaborazione di tutti gli operatori onesti che da sempre si muovono all’interno di questi paletti.