Nel tessuto intriso di memoria della storia recente, Gaeta emerge come un fulcro prezioso nel cuore del Mediterraneo, ma attraversa una metamorfosi profonda e preoccupante, segnata da dinamiche economiche che rischiano di snaturarne l’identità.
Diventa dunque essenziale interrogarsi sui processi che stanno stravolgendo il tessuto sociale ed economico della città e, soprattutto, sui possibili scenari futuri.
Il panorama urbano di Gaeta ha subito trasformazioni evidenti, con il rifacimento del lungomare, nuove rotonde, il rinnovamento di spazi verdi e fontane. Tuttavia, dietro a questa facciata estetica si cela un cambiamento ben più insidioso e meno visibile, che sta alterando l’equilibrio della città. Basta scorrere gli annunci sui principali siti immobiliari per notare la crescente messa in vendita di numerose attività commerciali, un segnale inequivocabile della crisi che sta colpendo il commercio locale.
Bar, ristoranti e negozi storici, pilastri della vita cittadina, chiudono i battenti o passano di mano in un mercato sempre più incerto. Le cause di questo fenomeno sono molteplici, ma un elemento chiave è il dilagare delle attività ricettive, molte delle quali abusive, che hanno innescato un’impennata vertiginosa dei prezzi degli immobili. Le abitazioni vengono riconvertite in strutture turistiche, sottratte alla residenza stabile e affittate a cifre esorbitanti, rendendo impossibile per molti cittadini restare a vivere nella loro città. Gli affitti abitativi sono ormai inaccessibili, mentre le locazioni commerciali hanno raggiunto livelli proibitivi, strangolando i piccoli commercianti.
A questo si aggiungono gli effetti della pandemia, che ha indebolito numerosi settori economici, e le ripercussioni dell’attuale instabilità geopolitica, con il conseguente aumento dei costi energetici e l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie. Il commercio locale fatica a resistere in un contesto di crescente difficoltà, dove le botteghe artigiane e i negozi storici vengono sostituiti da attività temporanee, spesso prive di radicamento nel territorio.
Nel frattempo, la gestione amministrativa degli ultimi dodici anni ha aggravato la situazione, senza introdurre politiche abitative capaci di contrastare il fenomeno della speculazione immobiliare. Il risultato è un’emigrazione silenziosa ma costante dei residenti verso comuni limitrofi come Itri, Formia e Fondi, dove il mercato immobiliare resta più sostenibile. Un esodo che ha ripercussioni devastanti anche sul piano sociale: il numero di iscrizioni nelle scuole cittadine è in drastico calo, segno evidente di una comunità che si sta svuotando.
A rendere ancora più allarmante il quadro è la crescente infiltrazione della criminalità organizzata, che approfitta della crisi per investire nel mattone, acquistando terreni e attività commerciali tramite prestanomi e operazioni apparentemente legali. Questi capitali non hanno alcun interesse nella crescita economica sana del territorio, ma sono finalizzati unicamente al riciclaggio di denaro sporco. Una volta terminato il ciclo speculativo, gli immobili vengono lasciati al degrado o rimessi sul mercato come gusci vuoti, privi di qualunque legame con la comunità locale.
La domanda che incombe su Gaeta è inquietante: quale destino la attende? Se questa tendenza non verrà invertita, rischiamo di assistere alla trasformazione della città in un mero palcoscenico turistico, svuotato della sua anima e dominato da speculatori senza scrupoli. La città può ancora essere salvata, ma servono azioni concrete: politiche abitative che restituiscano le case ai cittadini, incentivi per il commercio locale e una stretta severa sulle attività abusive che alimentano il degrado del tessuto economico.
Chi avrà il coraggio di investire in questa sfida? Chi sarà disposto a difendere la vera identità di Gaeta, restituendole il suo ruolo di città viva, autentica e accogliente? La storia recente è un monito e un appello all’azione. Il futuro di Gaeta dipende dalle scelte che verranno fatte oggi, prima che sia troppo tardi.
La bellezza di Gaeta merita di essere preservata, non solo nei ricordi e nei restauri architettonici, ma nella vita quotidiana della sua comunità, nella vitalità delle sue strade e nella continuità del suo tessuto economico e sociale.
Purtroppo quello che tu dici e’ vero, ma la colpa e’ principalmente di chi ha immobili e li trasforma in b&b ,fregandosene dei cittadini di 2 e 3 fascia, costretti ad emigrare in città limitrofe, vuoi per il caro prezzo degli affitti, vuoi per situazioni di business 😉