SEGRETI DI STATO: LA VERITÀ NASCOSTA SULLE RELAZIONI CON LA MAFIA

Il dibattito su presunte negoziazioni tra esponenti dello Stato e figure chiave della mafia, sollevato sin dagli anni ’90, riceve una dettagliata analisi nel saggio “L’altra trattativa” di Massimiliano Amato. Questa discussione ha guadagnato ulteriore visibilità con la desecretazione, il 31 ottobre 2015, di verbali che includono le rivelazioni di Carmine Schiavone del 1997, presentate alla Camera dei deputati e da un articolo dell’ex deputato Trano Raffaele nel giugno del 2022.

Rosaria Capacchione, giornalista ed ex Senatrice, ha evidenziato in un pezzo per “Il Mattino” un incontro sospetto avvenuto in una villa a Gaeta, sotto l’egida dei servizi segreti, coinvolgendo membri della criminalità organizzata e rappresentanti di altre istituzioni statali. Questa rivelazione ha spinto la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, guidata all’epoca da Cafiero De Raho, a incaricare il Ros dei Carabinieri di indagare sulla vicenda.

Nel suo articolo del 25 febbraio 2011, Capacchione ha lanciato l’allarme su un possibile intrigo legato alla gestione dei rifiuti nel basso Lazio, che coinvolgerebbe un patto inquietante tra lo Stato e i Casalesi, rivelato da Giulio Facchi, ex sottocommissario all’emergenza rifiuti. Facchi ha confermato agli inquirenti un incontro a Gaeta con agenti del Sisde, mirato a discutere di possibili infiltrazioni criminali nella gestione dei rifiuti.

Queste rivelazioni suggeriscono incontri tra funzionari statali e membri dei servizi segreti, uno dei quali avrebbe coinvolto Antonio Bassolino, come descritto in un articolo de “il Fatto Quotidiano”. Sembra che, dopo il 2004, i servizi segreti siano riusciti a inserire un proprio uomo all’interno del commissariato per l’emergenza rifiuti.

Gli incontri tra Michele Zagaria, capo del clan dei Casalesi, e rappresentanti statali avrebbero portato a un accordo economico, con la camorra che riceve appalti e servizi in cambio della “pax sociale”. Queste dinamiche sono ulteriormente confermate dalle dichiarazioni di Schiavone e da indagini difficoltose nel basso Lazio, ostacolate dalla presenza di figure ombrose e da una tendenza a minimizzare la gravità dei reati mafiosi.

La frammentazione delle indagini e la relativa impunità concessa alla criminalità organizzata nel basso Lazio, come evidenziato dalla Procura distrettuale antimafia di Roma, denota una mancanza di coordinamento efficace tra le autorità giudiziarie. Questo approccio segmentato ha impedito l’identificazione chiara della presenza mafiosa, facilitandone l’insediamento.

La Procura di Latina è stata particolarmente critica nei confronti della gestione dei reati associativi, rilevando una tendenza a trattare gravi episodi di violenza come crimini comuni. Tale atteggiamento rischia di sottovalutare la portata e l’organizzazione del fenomeno criminale nella regione, compresa l’area turistica di Sperlonga e del “Salto di Fondi”.

La crescente acquisizione di terreni da parte di individui legati alla camorra, e la costruzione di agriturismi lussuosi frequentati da figure pubbliche influenti, solleva ulteriori interrogativi sulla compenetrazione tra criminalità e settori della società civile e politica, ampliando il dibattito sulla portata e l’impatto della mafia nel sud del Lazio.