La drammatica vicenda di Formia: quando il silenzio offende la memoria

In una democrazia sana e funzionante, il diritto di cronaca è un pilastro fondamentale. Tuttavia, la recente decisione della giunta comunale di Formia di querelare per diffamazione i giornalisti che hanno raccontato la drammatica storia di un sedicenne morto in un incidente stradale, nonché i cittadini che hanno commentato il caso sui social network, rappresenta un preoccupante passo indietro.

La vicenda, di evidente rilevanza pubblica, coinvolge i servizi sociali e vede il sindaco del comune laziale, Gianluca Taddeo, direttamente implicato, in quanto la potestà del giovane deceduto era stata affidata dal Tribunale di Roma proprio al primo cittadino. Una situazione complessa e delicata, su cui sta indagando la Procura di Cassino, e che meriterebbe trasparenza e chiarezza. Eppure, invece di favorire un dibattito aperto e costruttivo, l’amministrazione ha scelto la strada della repressione e del silenzio forzato.

L’Associazione Stampa Romana ha prontamente espresso piena solidarietà ai colleghi colpiti da questa iniziativa dal chiaro sapore intimidatorio. Una scelta che non solo tenta di zittire la stampa, ma offende anche la memoria del giovane morto, il cui caso merita di essere conosciuto e compreso nella sua interezza.

Questa non è una situazione nuova per il sud pontino. Durante il mio mandato parlamentare, ho presentato un’interrogazione a tutela dei giornalisti di questa zona della provincia di Latina, evidenziando le difficoltà e le pressioni a cui sono sottoposti. Potete trovare i dettagli di questa iniziativa al seguente link: [Interrogazione Parlamentare](https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/03041&ramo=CAMERA&leg=18).

Questi eventi ci pongono di fronte a una riflessione amara: perché, in un paese che si dichiara democratico, il giornalismo d’inchiesta e l’opinione pubblica devono affrontare tali minacce? La libertà di stampa e di espressione sono diritti che non possono essere calpestati. Se non difendiamo con forza questi principi, rischiamo di scivolare in un clima di paura e censura, dove chi detiene il potere può decidere cosa deve essere detto e cosa no.

La storia di Formia non è solo una questione locale, ma un monito per tutti noi. Difendere il diritto di cronaca significa difendere la verità e la democrazia. E questo è un compito che non possiamo permetterci di ignorare.