CANNABIS E EUTANASIA, ITALIA E’ JURASSIC PARK

La bocciatura dei referendum sulla legalizzazione di Cannabis ed Eutanasia è inspiegabile ed inaccettabile. Sono personalmente deluso, amareggiato e frustrato, nell’assistere come ancora nell’anno 2022 il Paese che rappresento, il mio Paese, non sia in grado di affrontare politicamente il tema dei diritti, delle libertà individuali, della dignità delle persone, del futuro stesso di tutti noi. Come se non bastasse ho dovuto già personalmente, e come esponente del gruppo “Alternativa”, assistere solo pochi mesi fa a una delle scene più agghiaccianti dell’intera Storia repubblicana italiana, quando con esultanze da curva “Ultrà” di uno stadio, molti esponenti del Parlamento italiano, hanno accolto l’affossamento del Disegno di Legge “Zan”, quello che introduceva una sera di disposizioni normative più stringenti a difesa della libera professione sessuale, gettando il Paese intero in uno dei periodi più bui della nostra storia e tra le nazioni più arretrate al mondo.
Sarà stato contento l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, che riguardo alle celebri manifestazioni dell’orgoglio identitario della comunità “Lgbtq”, i cosiddetti “Pride”, già nel 2000, ben 22 anni fa, quando era presidente del Consiglio, affermava che erano “inopportune”. Come che c’entra Amato? Amato c’entra eccome, Amato è uno di quelli che c’entra sempre. E’ stato infatti lui uno dei principali artefici della bocciatura dei quesiti referendari sulla liberalizzazione della Cannabis e sulla legalizzazione dell’eutanasia. Due questioni che sono già legge a tutela delle libertà e delle dignità di molte persone in tanti Paesi nel mondo ma non nella concezione bigotta e ottusa di certa parte del nostro Paese. Amato, da presidente della Corte Costituzionale, ha bocciato i quesiti perché secondo lui legalizzare la cannabis significava aprire autostrade alle droghe pesanti e pensa che l’eutanasia sia come una specie di omicidio.
Ma perché personalizzare quello che è solo il suo ruolo istituzionale a capo di un organismo collegiale? Beh ma perché non si capisce per quale motivo Amato abbia voluto spiegare e sottolineare le sue ragioni del tutto personali e dunque politiche in una conferenza stampa, con un’esibizione personalistica e del tutto irrituale, proprio come farebbe (manco lo fosse davvero) il presidente del Consiglio. Ora, capiamo che nonostante le spinte, la propaganda e le pressioni dei più giurassici dei dinosauri da Prima Repubblica presenti in Parlamento, non sia riuscito a diventare Presidente della Repubblica – e meno male ce la siamo scampata – ma almeno ci risparmi pure questi insopportabili e a dir poco stucchevoli sermoni che solo uno che le questioni e i quesiti non li ha nemmeno compresi, può dare. Hanno deciso di bocciare i soli due quesiti di proposta popolare e allora viene da chiedersi come mai sugli altri cinque – ben cinque su sei – quesiti inerenti la Riforma della Giustizia, Amato non abbia fatto una piega, nemmeno su quello che propone l’abolizione di parte delle legge Severino che impedì – ad esempio – al condannato per frode fiscale Silvio Berlusconi di candidarsi alle elezioni. E forse non è un caso che Amato gli piaccia molto, a Berlusconi, così come piaceva a Craxi per cui ha fatto il segretario. D’altra parte è sintomatico il fatto che hanno uno 86 e uno 84 anni, e ancora e nonostante tutto sono in posti di potere a decidere delle sorti di tutti noi, del nostro futuro, dei nostri diritti e delle nostre libertà.
Le decisioni della Consulta sono a mio modo di vedere sbagliate e le parole di Amato sono ancora più gravi, perché non solo dimostrano che non si sono compresi i quesiti, ma soprattutto non si comprende come solo certe leggi ormai urgenti e necessarie possano dare maggiore dignità e senso al libero arbitrio di milioni di persone. Ma soprattutto non si comprende e non si vuole comprendere che lo sviluppo e la crescita culturale di un Paese passa anzitutto dalle libertà e dal rispetto dei diritti delle persone e noi in Italia ne siamo ancora molto lontani.